
Spesso si pensa che l'innovazione passi soltanto dalle grandi città, quando invece anche dalle periferie - intese come aree "marginali" del nostro territorio - possono arrivare fermenti di crescita e creatività. Ne sono splendidi esempi molti dei borghi certificati dal Touring con la Bandiera Arancione, alle cui esperienze virtuose è stato dedicato il recente volume Arcipelago Borghi. Per esempio Fanano, sull'Appennino modenese, meno di tremila abitanti e tanta voglia di fare, che con il progetto Fanano Living Lab - sostenuto dai fondi PNRR - ha creato nuove basi per uno sviluppo futuro. "Con il progetto Fanano Living Lab abbiamo tracciato una strategia unitaria di valorizzazione e rigenerazione del nostro territorio" spiegano i rappresentanti del Comune. "L'obiettivo primario è quello di mettere a sistema persone, imprese e attrattori ambientali, in modo da realizzare nuovi processi produttivi circolari, resilienti ai cambiamenti climatici, e migliorare la qualità della vita della comunità".
Fanano è un classico Comune appenninico: 90 kmq di territorio, valli e boschi in gran parte protette da un parco ricco di biodiversità (quello del Frignano), persone che custodiscono saperi locali. Cui si aggiunge un'eccellenza, l'osservatorio sul clima e una stazione meteorologica sul Monte Cimone. D'altra parte, però, il Comune ha registrato anche un lento processo di decremento demografico (-10% rispetto al 2017) e strutture alberghiere in continua riduzione (decremento del 60% rispetto a un decennio fa). Ecco allora l'idea di sviluppare una visione condivisa di territorio e "attivare processi di apprendimento collettivo e di innovazione locale mettendo al centro sia le persone che il contesto ambientale da tutelare e da cui trarre benefici in termini di servizi eco-sistemici", come recita la strategia presentata nel piano. Il tutto attraverso una relazione intensa tra Pubblica amministrazione, ricerca universitaria, sistema delle imprese e i cittadini stessi. Ma di cosa si tratta, più in concreto?

A Fanano hanno lavorato in primis sul territorio, cercando di capire come innovare per favorire interventi sostenibili senza snaturare il contesto tradizionale. Si è allora puntata l'attenzione, per esempio, sulla coltivazione delle piante officinali, che può rappresentare una valida alternativa alle colture tradizionali, soprattutto in un territorio vocato come quello appenninico (molte specie fanno parte della biodiversità naturale della zona). Attori principali di questa parte del progetto, l’Università di Modena e Reggio Emilia – UNIMORE e in particolare il laboratorio di ricerca Phyto & More coordinato da Stefania Benvenuti, che con il coinvolgimento delle aziende locali hanno creato un “Piano di sviluppo per la coltivazione, lavorazione e valorizzazione delle piante officinali del territorio appenninico”. Obiettivo, la creazione di una filiera delle piante officinali, che possa beneficiare non solo il settore agricolo, ma anche quello turistico (le coltivazioni possono essere meta di visita e centro di laboratori e itinerari). E in generale, che possa impattare positivamente sul paesaggio.
Accanto alle piante officinali, è attivo anche un progetto specifico sull'ortica, realizzato in collaborazione con Ortika, cooperativa di comunità che vuole portare alla conoscenza e allo sviluppo di questa pianta ricca di proprietà eppure spesso sottovalutata. L’obiettivo è quello di portare all’interno del territorio locale l’intera filiera produttiva: dalla coltivazione delle materie prime alla creazione del filato, dalla filatura dei capi alla loro commercializzazione. Ortika ha realizzato a Fanano l’Ortithèque, un percorso esperienziale che permette di scoprire tutto sull'ortica: sette vasche in pietra ospitano varietà di ortica provenienti da diverse parti del mondo, tra cui due locali, e ogni vasca è accompagnata da pannelli informativi che esplorano temi come la composizione dell’ortica, i suoi utilizzi tradizionali e moderni e il suo ruolo nella biodiversità. All’interno dell’Ortiethèque, è stato inaugurato un punto espositivo e di vendita, “Officinalia”, dedicato alla scoperta delle potenzialità dell’ortica e delle piante officinali delle terre d’Appennino.


Il Living Lab si è concentrato poi anche su una pianta specifica del territorio, il mirtillo nero (Vaccinium myrtillus), che cresce spontaneamente ad alta quota nel parco del Frignano (è il classico mirtillo amato dagli escursionisti, così diverso da quello coltivato, con i frutti ben più grandi, che si trova nei supermercati). La crescita spontanea di questa specie, apprezzata per molte proprietà nutritive e salutistiche, si sta purtroppo riducendo sia per il cambiamento climatico (gelate primaverili, siccità estiva), sia per l'avanzamento dei boschi dovuto alla riduzione dei pascoli, sia per la riduzione progressiva del pascolo delle greggi, che ha favorito invece altre specie come il ginepro e il falso mirtillo.
Ecco allora la necessità di una mappatura dei luoghi di crescita, di un monitoraggio costante, di una promozione del pascolo ovino, della formazione dei raccoglitori locali per una lavorazione di filiera e di una sensibilizzazione per la creazione di start-up per la lavorazione del frutto. Tutte azioni previste nel Living Lab. Come dire: così come per le piante officinali, anche di mirtilli le popolazioni locali possono vivere. E si può fare bene all'ambiente nello stesso tempo.


Tornando più a valle, presso la confluenza di due torrenti, sotto l'abitato di Fanano, c'è un'area paesaggisticamente molto bella, in località Due Ponti, ora chiamata in termini più "moderni" Eco Area. Qui una struttura un tempo nevralgica per l'economia del paese - un antico mulino-filanda - può diventare il centro nevralgico per lo sviluppo sostenibile del borgo: l'obiettivo è quello di trasformarla in Centro formativo immerso, uno spazio didattico per trasferire conoscenze scientifiche sull'ìmpatto antropico dell'ambiente. "Il Centro fungerà da punto di incontro per la presentazione e l’interpretazione di dati scientifici rilevanti, forniti dall’Osservatorio climatico ISAC – Monte Cimone del CNR e dall’Agenzia europea per l’ambiente" spiegano dal Comune. L'idea è quella di utilizzare proiezioni, realtà aumentata e sistemi interattivi, promuovendo una comprensione attiva e partecipativa delle questioni ambientali.
L'Eco Area e la struttura possono essere anche il centro di itinerari di turismo slow. Sono già pronti sono due assi per la mobilità dolce (percorsi da fare sia a piedi sia in bicicletta): un primo sentiero, lungo 2600 metri e denominato "Via dell'acqua e della vita" che collega varie località dei dintorni passando attraverso cascate e boschi; il secondo costituito invece dalla via Romea, che attraversa tutto il territorio. Allo studio, lungo questi tracciati, anche strutture ludiche per i bambini e altre accessibili per i diversamente abili.

Ed è sempre nell'Eco Area che verte il Simposio internazionale di scultura recentemente rinnovato. Grazie ai fondi PNRR, un evento nato nel 1983 è tornato ad animare le giornate del borgo, con artisti provenienti da tutto il mondo chiamati sul luogo a scolpire le loro opere nella pietra arenaria caratteristica della zona.
Il filo conduttore dell’iniziativa - realizzata in collaborazione con l’Associazione Urban Stone Sculpture Park - è anche in questo caso l’impatto antropico sugli ecosistemi naturali e l’uso di fonti energetiche eco-compatibili in area montana: gli artisti sono stati chiamati a indagare questa tematica. Per approfondire le attività 2024 e 2025 del Simposio (sarà inaugurata a breve una nuova, grande installazione), abbiamo raccontato la sua storia e quella dei suoi attuali protagonisti in questo articolo.


Per finire, il Living Lab ha pensato anche al coworking e al cohousing, con la ristrutturazione di un edificio - detto "Magnolina space" - adatto a questi scopi. Non rimane altro che andare a scoprire Fanano.