“In Piazza Roma ci sono due bar, uno accanto all’altro, separati da un passaggio porticato. Da quel passaggio si scende verso il Rujo, il nostro torrente. E quando mi affaccio da quell’apertura, anche se ci sono passata cento, mille volte, ecco, io rimango sempre a bocca aperta. Perché la cartolina è bellissima. Le case del borgo, i prati intorno al Rujo, la collina ricoperta di boschi. È tutto bellissimo”. Noemi Bressan potrebbe essere di parte, visto che è la responsabile dell’Ufficio turistico di Cison di Valmarino, ma si percepisce dall’entusiasmo che il suo racconto è sincero. “Quello è proprio il mio punto preferito… poi certo potrei raccontartene molti altri. Cison ha infiniti scorci di bellezza”. 

Il centro di Cison di Valmarino e il corso d'acqua visti da Ponte Pagliaro, Treviso, Italia. Photo ©Silvia Longhi
Il centro di Cison di Valmarino e il corso d'acqua visti da Ponte Pagliaro. Photo ©Silvia Longhi

UN CASTELLO E LE CASE ROSSE

Benvenuti a Cison di Valmarino, duemilaseicento anime, Trevigiano ammantato di colline vitate regno del Conegliano Valdobbiadene - Prosecco DOCG, e poi boschi fitti, e monti calcarei su verso le Prealpi. Un territorio vario e prezioso, dove da sempre il paesaggio è stato costruito con mano sapiente dall’uomo, senza strafare, con l’eleganza e la rusticità tipici di un certo Veneto campagnolo. “Qui viveva la nobile famiglia Brandolini” racconta Noemi “che nel Quattrocento amministrava la contea di Valmareno, corrispondente a gran parte della vallata trevigiana. Di quel tempo rimangono, oltre al nome del Comune, anche due testimonianze ben evidenti: il castello di Cison, detto Castelbrando, e il colore rosso con cui sono dipinte molte case, detto proprio rosso Brandolini”. 

Il video di presentazione del territorio di Cison di Valmarino

Un pugno di case, quelle del nucleo principale del Comune: la piazza, la chiesa, i palazzi che parlano di un certo benessere mai svanito. Passeggiando tra una via intitolata a Brando Brandolini e una piazza dedicata a Girolamo Brandolini, si arriva alla facciata rossa del Borgo Case Marian, una grande casa colonica con tanto di porticato e pozzo al centro del cortile: qui è allestito il Museo temporaneo Ruralia, che ospita una collezione di oggetti di vita contadina messa a disposizione da un cisonese. “È uno dei nostri due musei, l’altro è dedicato alle radio storiche, entrambi sono frutto di donazioni” spiega Noemi. Il Museo Ruralia è temporaneo, tra l’altro, perché a volte i locali sono occupati dagli eventi della Pro Loco. “Quello della radio invece cerchiamo di aprirlo in occasione di eventi e ricorrenze, quando ci sono i volontari”. Musei e monumenti sono ben indicati dalla segnaletica, che è uno dei tanti parametri grazie a cui il Comune ha ottenuto la certificazione Touring di Bandiera Arancione dal 2019.

Piazza di Cison di Valmarino, Treviso , Italia. Photo ©Silvia Longhi
Piazza di Cison di Valmarino. Photo ©Silvia Longhi
Borgo Case Marian è la sede della Pro Loco di Cison di Valmarino che qui organizza Artigianato Vivo. Il presidente Simone Moret è fotogafato all'interno delle Case Marian insieme ad alcune volontarie. Cison di Valmarino, Treviso , Italia. Photo ©Silvia Longhi
Borgo Case Marian è la sede della Pro Loco di Cison di Valmarino. Photo ©Silvia Longhi

Poco lontano parte la teleferica che sale a Castelbrando, arroccato su un colle a dominio della valle, come da castello che si rispetti. “È proprietà della famiglia Colomban” racconta Noemi “che ne ha ricavato un hotel e centro benessere, spesso sede di convegni. L’interno, con le prigioni, è visitabile prendendo accordi con il centro visite. Ma anche se non si ha avuto tempo di programmare una visita, e non ci si dorme o non si pranza nel ristorante-pizzeria, io comunque consiglio a tutti di salire. Perché i giardini, le mura, le aree esterne sono sempre fruibili. E perché il panorama da lassù è incantevole”. Uno spaccato del mondo di Cison, con le vigne, i colli, le tante frazioni che spuntano tra il verde dei prati e dei boschi. 

Hotel Castelbrando, Castello di Cison di Valmarino, Treviso , Italia. Photo ©Silvia Longhi
Hotel Castelbrando, Castello di Cison di Valmarino. Photo ©Silvia Longhi

I MICROMONDI DELLE FRAZIONI

A proposito di frazioni. A Cison sono parecchie, avamposti umani tra il bosco e le vigne, e ognuna ha le sue peculiarità. “Tòvena è diventata il borgo degli angeli” sorride Noemi “perché da qualche anno un artista locale ha iniziato a dipingere angeli su case, finestre, portoni, e poi ha chiamato altri amici artisti a dare il loro contributo… in poco tempo gli angeli hanno colonizzato la frazione, facendola diventare meta di visite e gite”. A Tovena c'è anche un piccolo museo di arte sacra.

Località Tovena, Cison di Valmarino, Treviso , Italia. Photo ©Silvia Longhi
Località Tovena, Cison di Valmarino. Photo ©Silvia Longhi

Poi c’è Mura, che ogni Natale viene addobbata e decorata con decine di presepi. E Rolle, che è un po’ il fiore all’occhiello del territorio, una manciata di case persa tra i vigneti, il campanile che svetta sui filari terrazzati. Tutto qui parla di prosecco e tradizione. “Consigliamo di visitarla a tutti gli interessati all’aspetto paesaggistico e al prodotto del Conegliano Valdobbiadene” spiega Noemi “qui si capisce da vicino perché il nostro territorio è diventato Patrimonio dell’Umanità per l’Unesco”.

Località Rolle, Cison di Valmarino, Treviso , Italia. Photo ©Silvia Longhi
Località Rolle, Cison di Valmarino. Photo ©Silvia Longhi

CAMMINARE CON CATERINA

“Però la mia frazione preferita è Soller”. Ride Caterina Fava, ride perché lei è nata e cresciuta proprio a Soller, 96 abitanti ai piedi della montagna, al confine con il Comune di Revine Lago. “Un attimo e sei nei boschi, circondato da cervi e caprioli, persino un orso è transitato nella zona qualche tempo fa”. Un rapporto diretto con la natura, che Caterina ha riscoperto recentemente. “Con Soller e con Cison ho sempre avuto un rapporto di amore-odio” racconta “quando ero un’adolescente non era proprio il massimo vivere da queste parti… poi ho studiato a Venezia e a Trento, e quando tornavo a casa ho iniziato a vedere tutto con altri occhi. Nel frattempo è arrivato il Covid, e lì è avvenuto proprio il cambiamento”. Morale della favola: Caterina, 25 anni, ha seguito un corso di Aigae (Associazione italiana Guide ambientali escursionistiche), è diventata guida e ha iniziato a proporre escursioni nel territorio insieme al fidanzato Pietro. “Il nostro progetto si chiama Trekkyo e ha due obiettivi. Il primo è nato a causa delle piccole e grandi criticità che riscontravano camminando nella zona: trovavamo spesso sentieri non ben segnalati o manutenuti, a volte anche poco pubblicizzati sui social… Ecco allora l’idea di creare un sito web con itinerari sempre aggiornati e a disposizione di tutti. Il secondo obiettivo è arrivato poco dopo: perché non far scoprire quel territorio insieme a noi?”.

Caterina Fava, guida escursionistica fondatrice di Trekkyo, lungo il percorso della Via dell'Acqua. Cison di Valmarino, Treviso , Italia. Photo ©Silvia Longhi
Caterina Fava lungo il percorso della Via dell'Acqua, Cison di Valmarino. Photo ©Silvia Longhi

Ecco allora le proposte di escursioni guidate, sempre improntate alla sostenibilità e al rispetto per il territorio. “Rispetto non solo per il paesaggio e gli ecosistemi” spiega Caterina “ma anche per le persone che ci vivono. Sento particolarmente mia la cultura del luogo… i miei nonni erano mezzadri per i conti, mi hanno trasmesso questo legame indissolubile con la terra e io a mia volta vorrei trasmetterlo a chi non conosce questa zona”. Da questa consapevolezza le proposte di passeggiate abbinate a incontri con artigiani, artisti, fattori, vignaioli. “Cerco di offrire esperienze non standardizzate” spiega. “Per esempio, una di quelle più richieste è il Picnic in casera, in cui la passeggiata guidata porta a una vecchia struttura in pietra dove un tempo si riunivano le vacche e dove oggi Eleonora Zilli, chef e sommelier, prepara stuzzichini per il gruppo”. Caterina racconta anche di camminate al tramonto, seguite da osservazioni del cielo con gli astrofili, o di escursioni con degustazioni di vino rosso “che qui è una rarità, visto il dominio del prosecco!”, o ancora di passeggiate alla ricerca di erbe con il forager Giulio Bassanese. “Vedo che con i più giovani si riesce bene a fare rete, che per me è l’aspetto più importante. Non sempre è facile collaborare con chi abita il territorio, per esempio c’è ancora molto attaccamento alla proprietà privata, si fa fatica a convincere alcuni proprietari che non c’è niente di male se si passa camminando accanto alle loro case… ma piano piano si sta iniziando a capire”. 

Chiediamo a Caterina quali siano le sue passeggiate preferite, quelle da consigliare a chiunque abbia desiderio di scoprire il territorio di Cison. “La più famosa è la Via dell’Acqua, che parte dal centro di Cison e segue i mulini sul torrente Rujo, ideale anche per i bambini. Arriva al Bosco delle Penne Mozze, dove il gruppo di Alpini del luogo ha ideato un monumento a ricordo degli alpini periti nei conflitti mondiali. Un altro è senz’altro il sentiero che porta al bivacco dei Loff, sulle Prealpi” racconta “Loff nel nostro dialetto significa lupo e così erano chiamati i cisonesi per il loro carattere burbero e schivo… siamo gente di montagna, noi! L’escursione è più impegnativa, ma molto panoramica”. Forse però la passeggiata preferita da Caterina è proprio quella dietro casa sua: “Parte da Soller e si chiama Sentiero di Marco Zilli. Un itinerario poco conosciuto, che porta sulla cima del Monte Torresel: è il luogo della mia infanzia, dei giochi in una casera di amici, di settimane festose in estate… ancora oggi non è cambiato molto da allora”. 

Caterina Fava, guida escursionistica fondatrice di Trekkyo, lungo il percorso della Via dell'Acqua. Cison di Valmarino, Treviso , Italia. Photo ©Silvia Longhi
Caterina Fava lungo il percorso della Via dell'Acqua, Cison di Valmarino. Photo ©Silvia Longhi

CENTO GIORNI PER UNA STRADA

C’è ancora un ultimo scampolo di territorio da esplorare. La strada che da Cison conduce verso il passo San Boldo e poi nel Bellunese, chiamata dei Cento giorni, è una grande opera di ingegneria stradale, realizzata per un primo tratto tra il 1914 e il 1916 e poi conclusa dagli Austriaci nel 1918, in seguito alla rotta di Caporetto. In tre mesi la manovalanza locale, che comprendeva anche donne, ragazzi e anziani, fu costretta a lavorare giorno e notte per realizzare un’incredibile successione di tornanti e gallerie che dovevano superare le pareti a strapiombo del passo, con una pendenza costante del 10%. Da percorrere anche in moto o in bici, con un occhio al magnifico paesaggio di Cison e un pensiero a chi oltre cent’anni fa faticò su queste montagne.

Passo San Boldo, Treviso , Italia. Photo ©Silvia Longhi
Passo San Boldo. Photo ©Silvia Longhi
Il video sulle esperienze nel territorio di Cison di Valmarino

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