Giorno dopo giorno è il progetto per raccontare Peccioli, il borgo Bandiera Arancione del Pisano che in questi anni ha visto portare avanti, anche con il sostegno e la collaborazione del Touring Club Italiano, molte iniziative riguardanti lo sviluppo turistico sostenibile. Nell'estate 2025 i 4600 abitanti di Peccioli sono stati chiamati a dare il loro punto di vista sul borgo, raccontando la loro esperienza, aneddoti sulle tradizioni e sulla quotidianità, momenti memorabili, stranezze, episodi che li legano al territorio e alle sue peculiarità. In questa pagina la presentazione del progetto e l'indice delle storie raccolte; a seguire quelle a tema migrazioni, differenza, accoglienza, scoperta.
La poesia del medico-liutista
di Marzio M.
A Peccioli piovuto, caso strano,
Sol per la grazia d’una casa all’asta
Nel ridente borghetto di Libbiano
In mezzo ad una pace che non guasta
Gentile assai trovai il genere umano
Ben si potrebbe dir che tanto basta.
E non si possa avere altra pretesa
Ma venne altra piacevole sorpresa.
Gran parte della vita mia l’ho spesa
Seguendo con il cuore doppia pista
La strada non fu facile e in discesa
Faccio il medico e in più sono un liutista
Quest’ultima arte mia è accolta e presa
Dalla scuola di musica ove in pista
Si pongono cantanti per il saggio
E accompagno col liuto il lor viaggio.
Un'emiliana a Fabbrica
di Greta T.
Forse la mia storia è più comune di qualsiasi altra raccontata in questa occasione.
Per raccontarvi la mia storia parto nel dirvi che francamente ho sempre detestato le fiere (qualsiasi tipo di manifestazione in generale), per il semplice fatto che sono molto frequentate e a volte anche noiose. Sono emiliana e vengo dalla bassa pianura padana (così la definiamo noi!), un paese non piccolo, ma abbastanza vicino ai grandi centri: Modena, Bologna, Carpi, Mantova e Verona. Come ben conoscono tutti, gli emiliani sono pieni di vita e oltre ad averla frenetica, sono gioiosi e si divertono (aperitivi e discoteca, amici sempre!).
Perché ho parlato delle fiere? Beh a Bologna a quei tempi, e parlo dei primi del 2000 (esattamente il 2003) conosco proprio al Motor Show (io sono anche appassionata di moto, ma mia mamma non ha mai acconsentito che prendessi la patente, cosa che papà invece avrebbe voluto) quello che poi nel 2007 è diventato mio marito. Lui agricoltore, con una campagna da gestire, oltre all’allevamento, non poteva certo spostarsi da Fabbrica di Peccioli (guai sradicare un fabbrichese dal suo paese) e così eccomi qui, emiliana “esiliata” a Fabbrica di Peccioli.
Per me è stato un grandissimo cambiamento, dall’andare a lavorare in bicicletta a dovermi sopportare code infinite in Fi Pi Li per andare a lavorare a Navacchio per 6 anni e poi a Mortellini (Pisa) per altri tre, per questo partivo la mattina alle 8 e tornavo la sera alle 20, quindi non ho mai avuto modo di vivere il paese e conoscere i suoi abitanti (non avevo tempo). È stato complicato, perché le sere d’estate, come dicono in Toscana, si stava fuori a “veglia” (ci si sta tutt’ora, quindi sentivi parlare di “tizio” “caio” ed io non sapevo nemmeno chi fossero, anche se era meglio stare zitti, perché in questo paese bene o male sono tutti parenti!). E il bello è che “cosa facevo di lavoro”? Ho studiato come geometra, che ho esercitato solo in Emilia, e quando mi sono trasferita qui, ho intrapreso la “carriera” di organizzatrice fiere (una che detesta le fiere, come poteva organizzarle? Beh diciamo che un po' sono stata obbligata per mantenere un lavoro). Insomma, si può dire che ho completamente modificato la mia vita, ma in bene dai!
Quando ho lasciato il lavoro ho iniziato ad aiutare mio marito in azienda. Anch’io faccio come posso, non ci sono nata in campagna e me ne intendo poco, ma è bello stare all’aria aperta, non dover litigare con gente per telefono, ascoltare i suoni del silenzio o gli uccelli che cantano o piuttosto da due anni a questa parte anche il ronzio delle api. Già, perché come diceva il mio papà (grande uomo) “impara l’arte e mettila da parte”, per questo io e mio marito abbiamo messo insieme le nostre forze e conoscenze, io la mente e l’organizzatrice e lui ovviamente il braccio, ed abbiamo intrapreso il progetto di “Non solo Lavanda”, ovvero il nostro primo lavandeto a Fabbrica. Gianluca, mio marito, ha deciso di intraprendere questa nuova coltivazione anche per dare a me una soddisfazione, poter continuare ad organizzare (cosa che mi garba un sacco) esperienze ed eventi, oltre che per diversificare l’azienda e dare un qualcosa di più al nostro territorio.
Sì, perché poi con il tempo ho imparato a conoscere le persone di Fabbrica (se “si sta a veglia”, ora li conoscono anch’io Tizio e Caio, pure Sempronio), le persone di Peccioli (anche i bottegai), a fare amicizie (da buona emiliana che sono socializzo anche con i muri), coltivarne di nuove con il lavoro (alla fine sono “LA Greta” quella della lavanda), a vivere di più questo posto, che nonostante lavori vicino casa, niente più bicicletta, qui ci sono le salite, che se ci fermiamo a guardarlo per bene, poi alla fine non si sta così male.
Mi sento una di Fabbrica, nel mio piccolo contribuisco al mio paese e perché no, lo abbellisco con un “mare viola”, anche se resto sempre nel cuore e nello spirito un’emiliana doc.
Mi scuso se non ho scritto bene o se ho scritto in modo molto informale, ma io sono così…
Impressioni di primavera
di Isa B., residente a Peccioli da pochi mesi
Percorri la strada provinciale e ti appare sulla sinistra, superbo con il suo campanile puntato verso il cielo, ma al contempo timidamente nascosto dalla folta vegetazione.
Poi ti avvicini, inizi a salire la strada dalle dolci curve e le case addossate l'una all'altra iniziano poco a poco a farsi vedere e in mezzo a loro un tunnel dai molti colori sembra osservarti e invitarti a raggiungerlo.
La bella sorpresa è camminare nelle vie del paese, nei suoi vicoli o “chiassi” come li chiamano i suoi paesani. Scorci semplici ma pittoreschi e sorprendenti; finestre, finestrini, piccoli affacci che disegnano le facciate con fiori e rampicanti e poi affreschi, bassorilievi, pitture e sculture che ti parlano mentre le guardi. Le persone che incontri sono sempre cordiali, sorridenti e disposte a scambiare qualche parola.
E poi ti affacci alla Terrazza del Palazzo senza Tempo, un nome che è già poesia, e lì il cuore palpita di fronte al paesaggio che si apre davanti agli occhi,
Centottanta gradi di campagna toscana incontaminata con i campi verdeggianti dei seminativi intervallati a boschetti, vigne e oliveti. E ti viene da sussurrare a fior di labbra ”da qui messere si domina la valle, ciò che si vede è… Peccioli”.
Dalla Romania, in cerca di un ambiente tranquillo
di Simona Maria A.
Sono di origine rumena e dopo nove anni vissuti a Pontedera nel 2005 abbiamo deciso di venire a vivere presso il Comune di Peccioli, precisamente nella frazione di Fabbrica, per salvaguardare la crescita dei nostri figli in un ambiente tranquillo. L'integrazione, all’inizio, non è stata facile, poi piano piano ci siamo guadagnati il rispetto della comunità fabbrichese.
Mi vengono in mente dei bei ricordi di quando mio figlio frequentava la Scuola Materna. La comunità insieme alle suore organizzava dei begli eventi. Le cene dentro la scuola, aperte al pubblico, dove le cuoche storiche del paese preparavano delle pietanze tradizionali e noi mamme preparavamo dei dolci in casa. Essendo di origine rumena preparavo sempre i nostri dolci tradizionali che erano apprezzati, tanto che facevamo uno scambio di ricette.
Bello anche quando si organizzavano le parate dove la comunità sfilava vestita in costumi del Medioevo, dove anche i miei figli vestivano da paggetti.
Da sempre avanti nella vita quotidiana
di Paola B.
Negli anni Settanta io ragazzina nell'età dell'adolescenza vivevo in un paesino di collina di cento abitanti, da questo paesino vedevo il paese di PECCIOLI mi è sempre affascinato.
Nel mio paese c'erano delle regole non scritte riguardo al comportamento di ciascuno specialmente delle ragazze, la sera si doveva rimanere vicino casa e alle 23 si doveva andare a casa.
Le ragazze non dovevano studiare perché tanto non serviva a nulla il foglio di carta… Chiamato così il DIPLOMA.
La patente alle ragazze non serviva a niente… Tanto c'era chi le portava se dovevano andare da qualche parte oppure c'era la SITA o pullman.
A ballare si andava di pomeriggio con il pullman.
Portare la minigonna nemmeno a parlarne… GUAI.
Il trucco rossetto matita occhi… NIENTE.
Leggere o comprare libri era come sciupare i soldi.
Mentre sentivo o vedevo le ragazze di PECCIOLI erano EMANCIPATE… Avevano la patente… Avevano la macchina propria… I genitori le mandavano a studiare anche se non avevano simpatia per lo studio, portavano la minigonna, mettevano il trucco agli occhi… La sera rientravano quando volevano loro, andavano a ballare anche di notte….
Così nella mia mente di ragazza dicevo… Mi piacerebbe proprio andare a vivere a PECCIOLI.
Sognavo che avevo la patente e guidavo la macchina, portavo la minigonna e truccavo gli occhi.
POI dopo anni il mio desiderio si è avverato, ora abito a PECCIOLI da 40 anni e devo dire che per me è ancora il paese più emancipato della zona.
Ho preso la patente, comprato macchina, comprato libri, ho portato la minigonna, mi sono truccata gli occhi…
Questo grazie a mio marito di PECCIOLI.
Sono piovuta a Peccioli
di Maria P.
In effetti, sono “piovuta a Peccioli” per puro caso o meglio GRAZIE al caso. Vivo nel Comune di Peccioli da 41 anni. Sono nata a Campobasso in Molise nel 1978.
Durante il parto qualcosa è andato storto, diciamo così, per cui ho subito un’anossia (mancanza di ossigeno al cervello) causandomi lesioni celebrali irreversibili. Questo evento avrebbe cambiato da lì a qualche anno il destino della mia famiglia. Sintetizzo perché altrimenti rischio di essere troppo prolissa. Mia madre, nonostante la sua giovane età e poche conoscenze (all’epoca il paese dove è nata e cresciuta, era una realtà rurale di montagna molto chiusa), si accorse che c’era qualcosa che non andasse perché vedeva i comportamenti e i movimenti di un altro bimbo, nato nello stesso mio periodo: erano molto diversi ma nessuno medico capiva il perché. Dopo varie ipotesi, il consiglio fu di portarmi al Bambin Gesù di Roma. Lì i dottori hanno effettuato credo o una TAC o risonanza magnetica dopodiché hanno chiesto come si era svolto il parto: la diagnosi fu tetraparesi spastica che tradotto significava una disabilità grave. Salto di nuovo alcuni passaggi per non annoiare. A un certo punto, fu suggerito una clinica di Fiesole (vicino Firenze) dove venni seguita per alcuni anni. Ciclicamente io e mamma venivano qui in Toscana. Per inciso: nel frattempo era nato mio fratello.
Venni operata, se non mi sbaglio all’ospedale Mayer, all’adduttore destro perché si pensava (erroneamente) che potessi camminare: durante questa degenza che fu lunga perché subentrò un’infezione, mia madre conobbe la moglie di uno dei due soci possessori di un podere vicino a Libbiano (frazione del Comune di Peccioli): loro avevano bisogno di qualcuno che si occupasse di questa proprietà e fu così che, nella primavera del 1984, la mia famiglia si trasferì nel Comune di Peccioli.
A distanza di anni, posso affermare che quella difficile scelta è stata fondamentale sia per me ma anche per mia madre e mio fratello. È stato un percorso tortuoso e complesso fatto di tante sliding doors che, in qualche modo, hanno cambiato il corso delle cose. Per esempio, l’incontro con le maestre della scuola materna di Ghizzano, Sonia ed Elida, è stato importantissimo perché mi hanno accolta con una naturalità sorprendente a ripensarci adesso. Quando le incontro mi chiamano ancora “la nostra bimba!”. E mi ricordo il pullmino rosso di Vago che faceva il giro delle frazioni. Allora i bimbi con disabilità non erano tanti: penso che io sia stata fra i primi a frequentare la scuola prima materna e poi le elementari (sempre a Ghizzano) con la maestra Monica che mi portava al secondo piano in braccio. Le medie le ho fatte a Peccioli (abitavo sempre in campagna ma in un altro podere).
Oggi sono, nonostante tutto, una persona abbastanza risolta e consapevole: ho avuto la possibilità di continuare gli studi fino al conseguimento di una laurea triennale; questo mi ha dato gli strumenti importanti per tanti aspetti della vita quotidiana. Devo essere riconoscente a tante persone che portò nel cuore per sempre. Vivere in una collettività che ti consente di sviluppare le proprie potenzialità nonostante le tue oggettive difficoltà è sicuramente una comunità inclusiva e per me Peccioli lo è stata, lo è e sicuramente lo sarà perché nel suo DNA.
Alcune coincidenze e il "Mal di vita"
di Amelia A.
Mi chiamo Amelia, sono anziana, ho viaggiato molto e ho vissuto in più luoghi e qui, a Peccioli, dove ormai vivo da quasi venti anni, ho trovato alcune coincidenze con la mia vita.
Bobbio è un bel paesino della val Trebbia, in provincia di Piacenza, dove ho trascorso un’estate in colonia. Da Piacenza, dove sono nata e cresciuta, i miei genitori mi mandarono nel verde dell’alta val Trebbia, costellata di vigneti di uva Verdea. Bobbio è sempre rimasto presente nei miei ricordi. Sessant’anni dopo, a Peccioli, ho scoperto l’uva Colombana, che altro non è che l’uva Verdea del piacentino. Leggenda narra che un monaco del monastero di san Colombano di Bobbio, in viaggio verso Roma, fece tappa proprio a Peccioli, lasciando un tralcio di vite come riconoscenza per l’ospitalità ricevuta.
Che coincidenza!
In Liguria, dove ho vissuto per 45 anni e dove sono nati e cresciuti i miei tre figli, c’è una parola che ha rappresentato la vita, la fatica e l’economia di molte famiglie. Questa parola è “serre”. La Riviera del ponente ligure era (oggi un po' meno) tappezzata di enormi serre di vetro per la coltivazione dei fiori. Sessant’anni dopo, a Peccioli, mio marito ed io abbiamo scelto una casa, soprattutto per la splendida vista… sulle Serre. Non di vetro, questa volta, ma di verde.
Che coincidenza!
Piacenza, estate 1941. La guerra incombe, papà è richiamato. Per me e la mamma è pericoloso restare in città. Una famiglia di origine toscana che vive nel nostro palazzo decide di sfollare. Mia madre ed io ci uniamo a loro e giungiamo in un piccolo borgo toscano, dove resteremo alcuni mesi: Palaia. Sessant’anni dopo la mia vita è ancora vicino a Palaia. Allora ero troppo piccola per ricordarla ma la mamma ne ha sempre parlato e ne serbava un bel ricordo.
Che coincidenza!
Dunque: nata e cresciuta a Piacenza, dove ho conosciuto e sposato mio marito anche lui piacentino. Trapiantati in Liguria per lavoro, io maestra alla scuola Primaria, lui agronomo. Dopo la pensione, camperisti incalliti: abbiamo viaggiato in Italia, in Europa ed oltre…
Alla fine siamo approdati, quasi per caso, a Peccioli. Una figlia aveva preso il volo per Parigi, il maschio si era stabilito a Firenze, l’altra figlia, dopo aver vissuto e lavorato a Firenze, si era trasferita a Pontedera. Il suo desiderio, dopo la nascita della seconda figlia, era però vivere in un posto tranquillo. Qualcuno le parlò di Peccioli: un paese molto ben amministrato e dove si pagano meno tasse, così si dice…
E così per mio marito e me, cominciarono i viaggi Imperia-Peccioli, fino a quando abbiamo deciso di fermarci. Alzarsi ogni mattina e ammirare il paesaggio sulle Serre è impagabile quanto l’accoglienza ricevuta dalle persone di qui.
Ci siamo sentiti subito accolti e noi abbiamo partecipato volentieri alle proposte culturali: il gruppo del gemellaggio con gli abitanti di Ellhofen in Germania, il gruppo di yoga, gli incontri di lettura in biblioteca, le 11 lune estive e invernali, la banda in cui per anni ha suonato il clarinetto la nostra nipotina…
Un’accoglienza fatta di incontri, scambi, chiacchierate, dove, tra le tante forme della lingua ho imparato l’espressione “male di vita”. All’inizio pensavo quale sofferenza poteva essere capitata nella vita di quelle persone. Col tempo ho capito che significa ‘solo’ mal di schiena!
Nel frattempo, la vita, a me, ha fatto un po’ male per davvero. Mio marito Gigi se n’è andato quasi improvvisamente, nel suo letto affacciato sulle Serre. E ancora una volta Peccioli ha accolto, il mio dolore. Mi sono sentita subito cinta dall’abbraccio di un paese scoperto quasi per caso, con alcune coincidenze e un po’ di mal di vita. Gigi è stato da subito felice qui: la bellezza del paesaggio, con le sue passeggiate mattutine, la qualità della vita, la gentilezza delle persone. Anche di questo sono grata a Peccioli.